UA-37556530-1 chirurgia

Studio Dentistico - D'Angelo & D'Antuono



Grazie alle attuali tecnologie, ciò che prima era possibile solo in sala operatoria, oggi è divenuto terreno d'elezione per il "day hospital", ovvero per quelle tipologie di interventi che possono essere svolti in ambito anche ambulatoriale, senza richiedere costose operazioni in anestesia generale.

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Sino a qualche anno fa sarà capitato di sentire :

" non ho potuto inserire l'impianto perché ho poco osso ",

Un'affermazione piuttosto generica, che nasconde quadri clinici differenti con eziologie ancor più variegate.

Si tratta comunque di atrofie, che nei casi più semplici, possono essere bypassate già in fase di inserimento implantare e che nei casi da medio ad avanzati, possono richiedere approcci a più stadi, ovvero con degli shift temporali tra le varie fasi chirurgiche di ricostruzione dei tessuti ed il finale inserimento impiantare.


Una struttura scheletrica che sia interamente o parzialmente colpita da atrofia può essere ripristinata in maniera tale da ospitare una protesica implantare.


Bisogna tener presente che il metabolismo osseo è fortemente influenzato dalle forze che si scaricano su di esso. Un osso la cui funzione è stimolata da un elemento dentario manterrà pressoché inalterata la sua forma nel tempo, modificandola in funzione delle forze masticatorie e paramasticatorie che si sviluppano su di esso. Qualora un elemento venga estratto, quel medesimo osso subisce un'atrofia, in quanto si genera un meccanismo di non utilità che da subito porta l'osso a ridursi in volume.

I materiali che possono utilizzarsi per ottenere una restituito ad integrum della parte sono svariati.

  • Si parte dal proprio osso che a livello ambulatoriale può essere prelevaro in piccoli trucioli o carote e che hanno utilità solo nelle piccole e medie atrofie.
  • Si passa per materiali sintetici, la cui funzione è quella di scaffold, ovvero di scala sulla quale le cellule del nostro organismo si arrampicano per strutturare la nuova architettura ossea
  • Si arriva ad i sostituti ossei di derivazione animale ed umana, quelli che sono ultimamente ritenuti tra i migliori in commercio e che offrono la medesima sicurezza in termini di infettività rispetto ad un prodotto sintetico ( in quanto il prodotto viene deproteinezzato e sterizzato ), ma che per similarità della struttura minerale, velocizzano la migrazione delle proprie cellule ed inoltre consentono l'aggiunta di molecole di sintesi la cui funzione è chemiotattica, ovvero richiamano più rapidamente le cellule osteoclastiche deputate alla generazione del nuovo tessuto osseo. Un altro aspetto fondamentale di tali sostituti è che i sostituti animali ( tra cui quelli umani ) subiscono, a differenza di molti materiali sintetici, una sostituzione completa da parte dell'organismo, ovvero a distanza di mesi ( ed anni ) non resterà nessuna traccia dell'innesto posto in situ, ma ci si ritroverà con dell'osso in tutto e per tutto identico a quello del nostro organismo.


In ogni caso, qualunque materiale si utilizzi, la sua funzione deve essere di infrastruttura mantenendo lo spazio dedicato alla nuova forma che vogliamo dare al sito, fornendo così la possibilità alle cellule dell'organismo di potersi spostare nel sito specifico e poter secernere e lavorare la sostanza minerale.



I requisiti che bisogna cercare in un innesto sono :

  • rapidità, che si ottiene primariamente tramite l'aggiunta di molecole quali i fattori di crescita
  • completa sostituzione dell'innesto con osso ( cosa che non si verifica con tutti i materiali di sintesi, in quanto essi rimangono sempre in minima percentuale in nicchie ossee amorfe)
  • Stabilità del risultato e della sua qualità, cosa possibile qualora l'innesto riesca ad indurre una morfogenesi ossea simile a quella fisiologica ( normalmente gli innesti umani presentano la migliore stabilità e qualità ossea ottenibile )







Un esempio

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Si parla delle atrofie del seno mascellare.


Il seno mascellare, identificato dalla lettera M nella figura a lato, fa parte del complesso sistema dei seni paranasali.

i seni mascellari svolgono una funzione compensatrice in caso di sbalzi pressorei o traumi da urto e servono anche da alleggerimento dello schedetro essendo delle cavità pneumatiche piene di aria.

Fatto sta che la pressione interna generata dalla respirazione in associazione alla mancata tensione ossea risultante dalla mancanza di un elemento dentario, porta ad un ingigantimento del sito con una ovvia mancanza di osso per la futura riabilitazione.
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About the only thing you can't do is ignore them. Because they change things.
John Appleseed

Le due modalità di risoluzione di un'atrofia dei seni mascellari